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Gli stereotipi antislavi, nati nell’ambiente irredentista e forgiati dal “fascismo di confine” a giustificazione dei progetti espansionistici di Mussolini, sono stati diffusi durante il Ventennio da una spregiudicata retorica razzista, il cui immaginario ha resistito ben oltre il secondo conflitto mondiale, sebbene la narrazione di una violenza “tipicamente balcanica”, il mito del “bravo italiano”, le rimozioni della nostra vicenda coloniale, i delicati rapporti Italia-Jugoslavia nel contesto della Guerra fredda abbiano coperto d’oblio la storia di quella propaganda, dei suoi pericoli e delle sue conseguenze. Di fatto, i pregiudizi sono rimasti in circolo come idioma culturale, se è vero che, all’implodere della Jugoslavia negli anni ’90, sono stati riportati a galla in particolare da chi in Italia avrebbe poi saputo abilmente servirsene a scopi politici nel delicato passaggio alla “Seconda Repubblica”. La lettura etnica del conflitto attribuito ad antichi e fatali odi tra slavi, prevalsa anche a livello internazionale, favorita dagli stessi signori della guerra e da una sorta di “complesso di superiorità” occidentale, è stata predominante nei media italiani, anche se la comparazione dei due quotidiani a maggior tiratura nazionale permette di individuare interessanti “crepe”. A distanza di trent’anni ed alla luce della più recente storiografia, quel tipo di interpretazione risulta in qualche modo fuorviante e miope: la guerra del 1991-1995 risulta infatti tutt’altro che circoscritta ad un territorio e a popoli “diversi”, semmai anticipatrice di questioni terribilmente attuali e “nostre”: risveglio dei nazionalismi illiberali e delle destre estreme, esasperazione della dialettica politica ridotta a tifoseria col ricorso al linguaggio d’odio, guerre di memorie rese incompatibili, strumentalizzazioni politiche della storia, crisi del progetto europeo. Questo lavoro intende sia suggerire agli “addetti ai lavori” possibili percorsi per nuove ricerche, sia dimostrare al lettore l’importanza dell’approfondimento storico per mettere meglio a fuoco il presente ed il futuro già alle porte.

 

L'Autrice

Donatella Pellegrino, docente di Letteratura italiana e Storia alle scuole superiori, è originaria di un paese arbëreshë del Molise. Si è laureata a Siena nel 1999 in Lettere classiche con la tesi Il Secondo libro dell’Epistolario di Sidonio Apollinare: introduzione, traduzione e note di commento e si è specializzata alla SSIS Toscana.

Appassionatasi allo studio e all’insegnamento della Storia, ha partecipato a varie iniziative di formazione, in Italia e all'estero, dedicate alla didattica, all’approfondimento ed alla memoria della Shoah e delle complesse vicende del "confine orientale", ai genders studies, alla storia del colonialismo italiano.

Nel 2024 si è laureata in Storia contemporanea con la tesi Stereotipi e pregiudizi antislavi nella narrazione delle guerre jugoslave (1991-1995) dalle pagine del «Corriere della Sera» e de «la Repubblica».

Stereotipi e pregiudizi antislavi

SKU: ISBN 9788832874310
€ 20,00Prezzo
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